“Essere definito negazionista dopo aver visto personalmente ognuno dei circa 1.200 malati” di Covid-19 “curati al San Raffaele, dopo aver lavorato notte e giorno fino al 18 aprile nelle 5 rianimazioni dell’ospedale e dopo aver personalmente trasportato malati gravissimi nel mio reparto, mi porta a considerare gli autori delle accuse quali persone in malafede, che si espongono al rischio di querela per diffamazione”. Usa parole dure Alberto Zangrillo, prorettore dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, dopo l’evento in Senato di ieri definito da più parti convegno dei negazionisti. E non è il solo. Con lui anche Massimo Clementi, virologo dell’ateneo di via Olgettina, e Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova e presidente della Società italiana di terapia antinfettiva (Sita).
Non siamo negazionisti, ma medici, professori universitari, ricercatori, replicano. “Il medico – dice Zangrillo all’Adnkronos Salute – cura, dice la verità, si preoccupa responsabilmente, infonde coraggio e, se sostenuto dalle evidenze, esprime fiducia e ottimismo. Il medico ha una visione completa della complessa situazione sanitaria, che impone di dare risposte anche alle patologie che non si prevengono con la mascherina e il lavaggio frequente delle mani. Chi continua a scuotere la testa e allargare le braccia di fronte alle evidenze ha evidentemente altri interessi e farà presto una pessima figura”.
A bruciare sono alcune dichiarazioni pronunciate da colleghi, aggiunge Clementi che, riferendosi per esempio all’infettivologo Massimo Galli, si dice “sorpreso, ma non più di tanto” per le sue parole riguardo ai partecipanti al convegno delle polemiche. “Ad interpretarle alla lettera – osserva Clementi – le dichiarazioni suonano realmente offensive verso alcuni colleghi che si impegnano scientificamente in questa pandemia quanto lui e forse più. Su che base ha titolo per dire chi può esprimere opinioni di tipo scientifico? C’è chi sta pensando ad un’azione legale. Per me queste parole scivolano via e, come dicevo, non mi sorprendono”.
“Sono molto amareggiato – confida Bassetti – dopo tutto il lavoro fatto in corsia contro Covid-19, sentirmi dire che sono un negazionista, dopo aver fatto una relazione di 8 minuti su Covid-19 nella mia realtà. Mi sono limitato a intervenire ad un convegno in Senato e a raccontare in pochi minuti la mia esperienza. E alcune affermazioni fatte in quel congresso non le condivido. Ma sono schifato dalla macchina del fango. Sono un professore universitario, faccio ricerca e non ci sto a farmi dare del negazionista da colleghi che, piuttosto, farebbero bene a leggere i miei lavori su questa malattia. E’ negazionista, piuttosto, chi nega il lavoro altrui”.
“Quanto alla ricerca prodotta – incalza Zangrillo – l’ospedale San Raffaele e l’università Vita-Salute rispondono come sempre coi numeri, altro che pseudoscienza”. E’ da un po’ che si è creata una frattura. In particolare, da quando i 3 esperti insieme ad altri colleghi hanno messo nero su bianco, circa un mese fa, la loro posizione in un documento. Proprio al riguardo, a Clementi non è piaciuta neanche la “risposta stizzita che Galli diede” proprio “al manifesto dei dieci che fotografavano la migliorata situazione clinico-epidemiologica italiana. C’è, da parte sua, un testardo perseverare nel mantra ‘il virus non è cambiato’, affermazione che non significa nulla se non la si contestualizza – attacca – Caro Massimo Galli, come sai benissimo, i virus che cambiano non avvisano“.
Per Bassetti “a questo punto la macchina del fango ha raggiunto livelli inaccettabili. Ci deve essere un pensiero unico nella scienza? Non mi piace un Paese così: la medicina ha bisogno di pluralità e fermento di idee”, conclude.
di Lucia Scopelliti e Margherita Lopes per Adnkronos